
Sapori
I prodotti dell’ Ager Falernus: nettare degli dei, oro verde e miele profumato.
Scorrendo le pagine di Virgilio o le testimonianze di Orazio o Marziale, scopriamo che questa terra generosa produce tesori dalla caratteristiche organolettiche uniche.
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I nostri luoghi non furono arati dai tori dalle narici che sprigionano fuoco per seminare i denti del drago mostruoso dai quali sorgesse un esercito di uomini irto di elmi e di un nugolo di aste ma sono ricoperti di messi feconde dalle viti del Massico e invasi di ulivi, di armenti in fiore e continuerò a parlare del miele/che cade dal cielo come dono divino… questa è la razza migliore che vanta il merito/in stagione determinata/di farti spremere un miele dolcissimo/ e non solo dolce ma limpido/e adatto a temperare il sapore aspro del vino.
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Georgiche Lib. II vv 140/144 di Publio Virgilio Marone
A tavola con noi.
Dopo una pedalata, un’escursione nei nostri boschi è tempo di assaggiare i sapori autentici del nostro borgo, accompagnati ovviamente da un buon bicchiere di Falerno. Le nostre eccellenze sono tante e tutte doc. La nostra terra è generosa e ci regala un vino che è entrato nel mito, oltre a miele, olio e frutta piena di sapore, mozzarelle di bufala e ricette particolari che prendono vita dalle mani esperte delle signore di Falciano del Massico. Vuoi un assaggio? Ecco due ricette doc , tanto per fari venire l’acquolina in bocca.
Taralli salati
faucianesi doc.
Ingredienti
• 1 kg di farina
• 1/2 litro di vino bianco
• Un quarto di olio evo
• 25 gr di sale
• Un pizzico di bicarbonato
• Pepe
• Pizzico di zucchero
• Pepe
• Semi di finocchietto
Preparazione
Formare con la farina un cerchio e unire poco alla volta tutti gli ingredienti. Quando è diventato un impasto omogeneo, lavorarlo e creare tanti piccole ciambelle. In un forno preriscaldato a 240°, inserire la teglia con un foglio di carta forno per almeno 15 minuti (sfornare quando gli auciati hanno assunto un bel colore dorato)
Guanti faucianesi
Ingredienti
• 1 kg di farina
• 5 uova
• 250 gr di zucchero
• 125 gr di burro
• 5 gr di ammoniaca
• 1 bicchierino di rum
• Scorze di 2 limoni
• 250 ml di latte
• 1 pizzico di sale
• 5 bustine di vanillina
Preparazione
Unire gli ingredienti alla farina per formare un panetto che verrà poi steso con un mattarello per renderlo sottile, tagliato in lunghe strisce con una rondella dentellata e avvolte a formare un cerchio per poi friggerle in abbondante olio, girando la sfoglia con un cucchiaino di legno. Una volta pronti, vanno adagiati su un foglio di carta assorbente per poi polverizzarli con abbondante zucchero a velo.
IL VINO
Il succo della storia, il gusto di mille storie.
Con un buon bicchiere di rosso in mano gustiamoci la leggenda di questo prestigioso vino. Si racconta che sulle pendici del Massico vivesse Falerno, un povero pastore che un giorno vide presentarsi alla propria porta un viandante. Divise con lui quel poco che aveva, non sapendo che lo sconosciuto viandante altri non era che Bacco, il dio del vino e dell’ebbrezza. Bacco, commosso dalla ospitalità generosa del pastore, trasformò il latte che Falerno gli aveva donato, in vino. Il pastore si addormentó e quando si svegliò vide che il Massico era ricoperto da rigogliose viti. I natali del nettare gli dei sono stati nobilitati da una leggenda, ma in realtà il falerno deve il suo nome ai romani che avevano fondato nel 318 una tribù dandogli il nome di Falerna ed al territorio fu dato il nome di Ager Falernus. Qui cresceva una vite che dava un’uva rossa scura, un vino profumato, rosso e gustoso al palato, il Falernum, che accompagnava le cene e le feste del mondo romano. Questo prezioso vino è quindi famoso dai tempi dei Romani ed era in assoluto il più caro della Campania all’epoca. Una cena non sarebbe stata tale senza il Falerno. Il vino che stai gustando ha più di 2000 anni e una combinazione irripetibile sta l’origine di questo miracolo enologico: il microclima ideale e un terreno ricco di nutrienti, composto da rocce ignee, calcaree e carbonatiche. Il grappolo è pieno con chicchi rotondeggianti e rosacei e si vinifica nei primi giorni di settembre quando ancora il sole è pieno di calore. Il suo profumo è un misto di frutti della macchia mediterranea, prevale un retrogusto dolce amarognolo che ti invita a pensare ad un terreno forte ed asciutto. Tutti ingredienti naturali arricchiti e valorizzati dalle scelte sapienti delle aziende vitivinicole e dall’impegno dell’amministrazione. E oggi il Falerno prodotto a Falciano è riconosciuto Patrimonio Bene Immateriale della Regione Campania e vanta riconoscimenti in tutto il mondo.

Il Falerno oggi. Il nettare degli dei sulle tavole terzo millennio. Nel 2013, i cinque Comuni (Carinola, Cellole, Falciano del Massico, Mondragone e Sessa Aurunca), coinvolti nella produzione Vino Falerno, ampliano l’antico areale dell’Ager Falernus a un territorio più vasto, denominato “Terre del Falerno”, con relativo disciplinare di produzione del vino, e ottengono la Denominazione di Origine Controllata Falerno del Massico. Nel 2019 il Comune di Falciano del Massico ottiene il riconoscimento dell’antico areale, con l’inclusione nel Registro dell’IPIC della Regione Campania del territorio del Comune di Falciano del Massico come territorio di coltivazione del Falerno. L’IPIC cataloga il patrimonio culturale immateriale e le pratiche tradizionali connesse alle tradizioni, alle conoscenze, alle pratiche, ai saper fare della comunità campana Oggi si producono circa 250.000 bottiglie dell’intero consorzio di tutela che raggruppa 20 produttori di 5 comuni. Vi sono nel paese cantine che lavorano le uva e producano il vino Falerno, ottimo come risultato di lavorazione, e sulle loro etichette ricordano i luoghi in cui si coltiva il vitigno ed i personaggi che ne hanno, nel passato, narrato la sua storia. Cantina Papa. Cantina Regina Viarum. Cantina Santoro. Cantina Zannini, Cantina Banchino e Cantina Vezzoso.








Un brindisi alla storia
Anche se il Falerno di oggi non è quello del tempo di Marco Valerio Marziale il vino che si produce alle falde del Monte Massico e nel territorio dell’Ager Falernus è ideale per accompagnare cene robuste e piatti saporiti (I need a sommelier). I Romani lo bevevano come aperitivo per godere appieno dl suo sapore potente e ricco, ma voi potete gustarlo insieme ai piatti tipici territorio. Questo è il Falernum Immortale che ancora oggi si può gustare, immaginando di essere a tavola Orazio, Cicerone, Virgilio ed altri, commensale degli Imperatori di Roma.